Immaginate di cercare il vostro nome su Google, e di veder comparire, tra le ricerche suggerite, "Ciccio truffatore" e "Ciccio truffa" (Ciccio è ovviamente l'immaginifico nome che vi ho affibiato). Ebbene pare che la spiacevole sorpresa in questione sia effettivamente capitata a un non specificato imprenditore italiano, il quale ha prontamente citato il motore di ricerca per diffamazione. L'esito? Il Tribunale di Milano ha giudicato Google colpevole, intimandogli di filtrare i risultati dei suggerimenti automatici (leggi l'ordinanza).
Inutile dire che la notizia è stata accolta con estremo disappunto da Google, che si ritiene non responsabile dei contenuti visualizzati, in quanto questi sono la risultante delle ricerche effettuate globalmente (ma è pur vero che dei filtri esistono già, sopratutto in ambito di tutela del copyright). Non è la prima volta, comunque, che la giustizia italiana cozza contro il noto motore di ricerca: ricordiamo il caso dei dirigenti di Google condannati per un video di bullismo, e l'indagine antitrust recentemente conclusa in merito alla gestione di Google News e di Adsense.
E voi che ne pensate?